Dottrina Per il Lavoro: i programmi elettorali in materia di lavoro per le elezioni del 25 settembre

Pubblichiamo i programmi elettorali dedicati alla materia lavoro da parte dei principali partiti politici, per le elezioni politiche del 25 settembre 2022, così come ripresi dal sito del Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali, del Ministero dell’Interno.

 

MOVIMENTO 5 STELLE – il programma completo

SALARIO MINIMO
Nove euro lordi l’ora di salario minimo legale per dire stop alle paghe da fame e dare dignità ai lavoratori che oggi percepiscono di meno

CONTRASTO DEL PRECARIATO
Rafforzamento delle misure del decreto dignità per mettere i lavoratori, in particolare i giovani, in condizione di sviluppare progetti di vita agevolando i contratti a tempo indeterminato

STOP A STAGE E TIROCINI GRATUITI
Stage e tirocini non possono essere strumento di sfruttamento della manodopera.
Prevedere pertanto un compenso minimo per i tirocinanti e il riconoscimento del periodo di tirocinio ai fini pensionistici

STABILIZZAZIONE DI ‘DECONTRIBUZIONE SUD’ per proteggere e creare nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno
UN NUOVO STATUTO DEI LAVORI, DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI PER GARANTIRE A DIPENDENTI E AUTONOMI GLI STESSI DIRITTI E LE STESSE TUTELE

RIFORMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI IN SENSO UNIVERSALE
Anche per autonomi, partite Iva, liberi professionisti e per le nuove tipologie di lavoro

RAFFORZAMENTO DEL REDDITO DI CITTADINANZA
Misure per rendere più efficiente il sistema delle politiche attive. Monitoraggio delle misure antifrode

RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO A PARITÀ DI SALARIO
Sperimentazione di una riduzione dell’orario di lavoro soprattutto nei settori a più alta intensità tecnologica. Le imprese che aderiscono al programma ottengono esoneri, crediti di imposta e incentivi aziendali per l’acquisto di nuove dotazioni tecnologiche e nuovi macchinari

RIFORMA DELLE PENSIONI
Evitando il ritorno alla legge Fornero, attraverso l’ampliamento delle categorie dei lavori gravosi e usuranti e attraverso meccanismi di uscita flessibile dal lavoro

RAFFORZAMENTO DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO E ISTITUZIONE DI UNA PROCURA NAZIONALE DEL LAVORO

PARITÀ SALARIALE
Introdurre misure per un’effettiva parità salariale tra uomini e donne, per fare in modo che di fronte alle stesse qualifiche e alle stesse mansioni le donne abbiano una retribuzione reale non inferiore a quella degli uomini

EQUIPARAZIONE DEI TEMPI DI CONGEDO DI PATERNITÀ E MATERNITÀ
Per rendere finalmente concreta la parità di genere nella gestione familiare e nella vita lavorativa

PROROGA DI OPZIONE DONNA PER L’USCITA ANTICIPATA DAL LAVORO

PENSIONE ANTICIPATA PER LE MAMME LAVORATRICI

PROROGA DELLO SGRAVIO CONTRIBUTIVO AL 100% PER L’ASSUNZIONE DI DONNE DISOCCUPATE

RAFFORZAMENTO DEL FONDO PER L’IMPRENDITORIA FEMMINILE

SGRAVI PER L’ASSUNZIONE DELLE DONNE IN GRAVIDANZA

PENSIONE GARANZIA GIOVANI
Un aiuto concreto a tutti quei giovani con carriere intermittenti che fanno fatica ad avere una pensione

RISCATTO GRATUITO DELLA LAUREA
Un incentivo allo studio universitario e un riconoscimento dell’impegno profuso nel percorso di studi in vista dell’attività lavorativa

INCENTIVI ALL’IMPRENDITORIA GIOVANILE E SBUROCRATIZZAZIONE DELLE STARTUP

STABILIZZAZIONE DEGLI SGRAVI PER L’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA DA PARTE DEGLI UNDER 36

PROROGA DELLO SGRAVIO PER L’ASSUNZIONE DI GIOVANI UNDER 36 IN TUTTA ITALIA

  

FORZA ITALIA – LEGA – FRATELLI D’ITALIA – il programma completo
Accordo quadro di programma

  • Taglio del cuneo fiscale in favore di imprese e lavoratori
  • Tutela del potere d’acquisto di famiglie, lavoratori e pensionati di fronte alla crisi economica e agli elevati tassi di inflazione
  • Defiscalizzazione e incentivazione del welfare aziendale, anche attraverso detassazione e decontribuzione premi di produzione e buoni energia
  • Maggiori tutele per lavoro autonomo e libere professioni, tutela delle micro e delle piccole medie imprese, lotta alla concorrenza sleale
  • ·Estensione della possibilità di utilizzo dei voucher lavoro, in particolar modo per i settori del turismo e dell’agricoltura
  • Contrasto al lavoro irregolare, rafforzamento della prevenzione degli infortuni e defiscalizzazione dei costi della sicurezza sul lavoro
  • Rafforzamento dei meccanismi di decontribuzione per il lavoro femminile, gli under-35, i disabili e per le assunzioni nelle zone svantaggiate
  • Incentivi all’imprenditoria femminile e giovanile, in particolare nelle aree depresse
  • Facilitazione per l’accesso al credito per famiglie e imprese
  • Politiche di sostegno alle aziende ad alta intensità occupazionale
  • Rafforzamento delle politiche attive per il lavoro
  • Ridefinizione del sistema di ammortizzatori sociali al fine d’introdurre sussidi più equi ed universali
  • Sostituzione dell’attuale reddito di cittadinanza con misure più efficaci di inclusione sociale e di politiche attive di formazione e di inserimento nel mondo del lavoro
  • Innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità
  • Flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e accesso alla pensione, favorendo il ricambio generazionale
  • Controllo sull’effettiva applicazione degli incentivi all’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro
  • Maggiori tutele in favore dei lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave

 

PARTITO DEMOCRATICO – il programma completo

  • una legge che riconosca il valore legale erga omnes del trattamento economico complessivo dei contratti collettivi firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative per debellare i “contratti pirata” e che introduca un salario minimo contrattuale, seguendo il modello tedesco, nei settori a più alta incidenza di povertà lavorativa, con una soglia minima affidata alla proposta delle parti sociali e che comunque rispetti i parametri della direttiva europea (attualmente per l’Italia, secondo alcune stime pari a circa 9 euro lordi orari);
  • piena realizzazione delle misure previste dal PNRR sulle politiche attive. In questo quadro occorre rendere strutturale il Fondo nuove competenze e il contratto di espansione e rafforzare i centri per l’impiego e realizzare una migliore connessione tra il sostegno al reddito in costanza di rapporto e le politiche attive, formative e di accompagnamento alle transizioni produttive e occupazioni;
  • l’obbligo di retribuzione per stage curriculari e l’abolizione degli stage extra-curriculari, salvo quelli attivati nei 12 mesi successivi alla conclusione di un percorso di studi, così da assicurare che lo strumento torni a rappresentare un’occasione di formazione (e non più di lavoro mascherato, come è ora). Contemporaneamente incentiveremo l’apprendistato come principale strumento di ingresso nel mercato del lavoro;
  • la lotta al precariato, con un intervento sui contratti a tempo determinato, sul modello di quanto fatto in Spagna, riproponendo la necessità di introdurre la causale fin dall’inizio del rapporto di lavoro, valorizzando la contrattazione collettiva, rendendo strutturalmente più vantaggioso il contratto a tempo indeterminato rispetto a quello a tempo determinato;
  • la lotta al lavoro nero e sommerso, proseguendo nel rafforzamento dei controlli e puntando sulle migliori pratiche adottate in questi anni. Il modello di riferimento è il c.d. Durc sulla congruità della manodopera, introdotto nel settore dell’edilizia;
  • l’impegno per la piena applicazione della legge sul caporalato e per l’equa retribuzione per lavoratori e lavoratrici, proseguendo il rafforzamento dei controlli e introducendo misure per superare la condizione di vulnerabilità di chi denuncia lo sfruttamento;
  • l’estensione a tutti gli appalti pubblici della clausola di premialità per l’occupazione giovanile e femminile che abbiamo fatto inserire in via sperimentale nel PNRR, così da sostenere le imprese che si impegnano a creare lavoro stabile e rafforzare l’inclusione sociale;
  • una legge per garantire equo compenso in tutti i rapporti dove il committente non è persona fisica e che preveda la sanzione in capo esclusivamente al committente;
  • l’anticipazione dell’intervento dell’Ue sui lavoratori delle piattaforme online, assicurando trasparenza sul funzionamento degli algoritmi, che devono essere oggetto di contrattazione collettiva e non possono sostituire l’essere umano nell’assunzione delle decisioni sulle condizioni di lavoro. In questo quadro occorre porre in capo alle piattaforme l’onere della prova circa l’identificazione del tipo di rapporto di lavoro che si presume subordinato;
  • la promozione dello smart working, anche ai fini di favorire le esigenze di conciliazione dei tempi di vita e lavoro, di ridurre le emissioni di agenti inquinanti e di migliorare, nel contempo, la vivibilità dei centri urbani e rivitalizzare i piccoli borghi sempre più spopolati;
  • il disincentivo al ricorso al part time involontario e, contestualmente, la promozione di progetti di riduzione dell’orario di lavoro a parità̀ di salario, legati a una più̀ razionale organizzazione dell’attività̀ di impresa e a un aumento della produttività̀;
  • l’impegno a proseguire nell’adozione di principi di responsabilità sociale e di forme di democrazia economica nella governance delle grandi imprese, nonché nell’introduzione di normative più stringenti contro le delocalizzazioni frutto di scelte meramente speculative, per garantire reali processi di reindustrializzazione, prevedendo premialità e sanzioni.

 

IMPEGNO CIVICO – il programma completo

Più sviluppo più lavoro meno povertà

Senza sviluppo aumenta la povertà, in particolare fra le giovani generazioni e le famiglie monoreddito. La stagnazione genera imprese deboli, che licenziano con facilità perché vivono al margine e sono incapaci di adottare tecnologie avanzate mentre, al contempo, la crescente domanda di intervento pubblico aumenta tassazione e prelievi contribuitivi. Il PNRR mette a disposizione 6,6 miliardi per le politiche del lavoro, all’interno della Missione 5 ‘Inclusione e coesione’.

Dobbiamo favorire le assunzioni a tempo indeterminato e fare in modo che il posto di lavoro sia un luogo sicuro per tutte le lavoratrici e i lavoratori del nostro Paese firmando nuovi accordi con le imprese e incentivando la cultura della sicurezza. C’è bisogno di un grande patto tra tutti gli attori (Lavoratori, Datori di lavoro, Stato, Regioni, Parti Sociali e Associazioni). Quello che conta è la cultura della prevenzione.

 

AZIONE – ITALIA VIVA – il programma completo

Il mercato del lavoro è improntato a un formalismo sfrenato, il costo del lavoro è altissimo, la produttività è bassa, la mobilità professionale molto limitata e gli spazi di ingresso per i giovani sono estremamente ristretti. Le imprese che operano in modo regolare sono sovraccaricate di costi, oneri e procedure molto pesanti, mentre le aziende che scelgono di collocarsi ai confini della legalità riescono a violare ogni regola. Il lavoro flessibile – quello che offre garanzie, tutele e opportunità di ingresso nel mercato del lavoro – viene contrastato dal sistema, mentre i contratti precari e illeciti si diffondono senza ostacoli efficaci.
Troppo spesso misure e proposte politiche si focalizzano solo sul lavoro dipendente. Tuttavia, sono 800mila i lavoratori indipendenti che dal 2009 hanno chiuso la loro attività. Solamente nel 2020 si sono persi 154mila posti di lavoro indipendente, di cui circa 38mila liberi professionisti. Sono ancora numerosissime le difficoltà per chi decide di praticare la libera professione. Dal trattamento a livello pensionistico rispetto al lavoro dipendente alla discriminazione che porta all’esclusione da incentivi e agevolazioni concessi ad altri soggetti economici. La strada per una piena uguaglianza è ancora lontana.

Introdurre un salario minimo
L’esigenza di garantire a tutti i lavoratori una retribuzione dignitosa deve passare attraverso una serie di azioni condivise con le parti sociali: una legge sulla rappresentanza che combatta il fenomeno dei contratti-pirata e assicuri che siano validi solo i contratti collettivi firmati da organizzazioni realmente rappresentative; la validità erga omnes dei contratti, assicurando la massima copertura di ogni tipologia di lavoro residuale, e la fissazione di un minimo di ultima istanza. Inoltre, i meccanismi previsti in altre parti del programma (vedi minimo esente e imposta negativa) assicurano ulteriormente l’innalzamento del reddito disponibile per i lavoratori poveri.

Detassare i premi di produttività
Stimolare la produttività del lavoro riducendo le tasse che si pagano sulla retribuzione erogata per premiare gli incrementi della produttività, detassando completamente i premi.

Supportare le imprese che investono in riqualificazione della forza lavoro (non solo dipendente)
Il 39% delle posizioni aperte per il mese di giugno 2022 sono di difficile reperimento per mancanza di candidati o inadeguatezza degli stessi (con picchi del 60% in alcuni settori come quello della lavorazione della carta e del legno). È fondamentale quindi implementare una politica di formazione che consenta di colmare la differenza tra le competenze richieste dal mercato (anche per l’attuazione del PNRR) e le competenze a disposizione della forza lavoro.
Proponiamo un rimborso per tutte le imprese che, in coordinamento con il MISE, organizzino tramite gli ITS e altri enti di formazione, corsi specialistici organizzati per la creazione delle competenze richieste dal mercato (non solo in innovazioni). Tali corsi dovrebbero essere aperti sia a personale interno da riqualificare, sia a lavoratori non ancora assunti e che potranno effettuare colloqui al termine del periodo di formazione.

Combattere la precarietà promuovendo la flessibilità regolare
Il decreto Dignità, combattendo il precariato, ha perseguito un obiettivo giusto in maniera totalmente sbagliata, penalizzando il lavoro flessibile regolare e fallendo nel contrastare le peggiori forme di precariato (false partite IVA, collaborazioni irregolari, false cooperative, falsi tirocini, appalti illeciti). Sono queste le forme da combattere, aumentando vigilanza e sanzioni.
Nella stessa ottica, bisogna accorpare e cancellare la miriade di “mini contratti” utilizzati per le forme di lavoro brevi, ripristinando i voucher che regolavano in maniera corretta e trasparente rapporti che, oggi, sono tornati nel limbo dei contratti irregolari.

Combattere la burocrazia: piano straordinario per la semplificazione
Bisogna riprogettare il futuro del nostro ordinamento lavoristico, puntando su regole più efficienti e moderne, in grado di attirare e mantenere gli investimenti. Per questo va lanciato un piano straordinario per la semplificazione, finalizzato a cancellare tutte le procedure e le regole inutili e inefficienti; in questo modo si ridurrebbero anche le forme di contenzioso basate su violazioni formali, oggi molto diffuse, che minano la competitività del nostro mercato del lavoro senza offrire alcuna garanzia aggiuntiva ai lavoratori.

Eliminare il Reddito di Cittadinanza dopo il primo rifiuto e ridurlo dopo 2 anni
Il Reddito di Cittadinanza (“RdC”) è uno strumento pensato male, che ha voluto raggiungere troppi obiettivi con un solo strumento e che ha ormai dimostrato tutti i suoi limiti. Chi ne ha usufruito non ha trovato lavoro, non è riuscito a formarsi professionalmente e non ha partecipato a progetti di pubblica utilità come previsto dalla normativa. A fronte di 20 miliardi spesi nel primo anno e mezzo, lo strumento ha generato nuova occupazione a tempo indeterminato per meno del 4,5% dei percettori. Tra i percettori emerge una grande eterogeneità, in particolare per quanto riguarda la prossimità col mercato del lavoro e l’occupabilità: 70,7% dei percettori sono senza alcuna esperienza professionale nei tre anni precedenti e oltre il 72,6% dei beneficiari ha completato al massimo le scuole medie. Infine, lo strumento si è dimostrato non sufficientemente incisivo nella lotta contro la povertà: 56% delle famiglie in condizione di povertà assoluta non riceve il RdC, mentre 36% dei percettori risulterebbe sopra la soglia di povertà assoluta. Per questo occorre introdurre delle modifiche che incentivino maggiormente la ricerca di un impiego e l’inserimento nel mercato del lavoro e rendano più giusti e inclusivi i criteri di accesso. Proponiamo che il sussidio venga tolto dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua e che ci sia un limite temporale di due anni per trovare un’occupazione, dopodiché l’importo dell’assegno deve essere ridotto di almeno un terzo e il beneficiario deve essere preso in carico dai servizi sociali del Comune.

Adottare modifiche sostanziali che eliminino le iniquità esistenti nella struttura del sussidio
(a danno delle famiglie numerose e a coloro che vivono nelle grandi aree urbane)

Consentire concretamente alle agenzie private di trovare lavoro ai percettori del reddito
I Centri per l’impiego non sono stati efficaci nel favorire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro – come dimostra la scarsa percentuale di percettori del Reddito di cittadinanza che è riuscita a trovare un’occupazione. Per questo è necessario consentire alle agenzie private per il lavoro di accedere ai dati dei percettori del reddito, al fine di poter affiancare i centri per l’impiego nella ricerca del lavoro. È inoltre fondamentale che le agenzie private svolgano colloqui mensili obbligatori con i percettori del reddito al fine di monitorare la ricerca di lavoro ed individuare eventuali esigenze formative. Il sussidio deve essere rimosso per i percettori che non partecipano ai colloqui.

Utilizzare ITS e scuole di alta formazione per potenziare formazione dei percettori del sussidio
In Italia abbiamo un problema molto rilevante di mancanza di forza lavoro qualificata rispetto ai lavori richiesti (skills mismatch). È fondamentale quindi potenziare la formazione dei percettori del Reddito di cittadinanza: bisogna prevedere corsi obbligatori da pianificare a livello nazionale sulla base del fabbisogno e dello skill mismatch misurato mese per mese dall’Anpal (a maggio 2022 il 40% delle posizioni era di difficile reperimento) e dalle agenzie private per il lavoro nel corso dei colloqui mensili con i percettori del sussidio. L’erogazione della formazione dovrà essere esternalizzata alle scuole di alta formazione pubbliche e private e agli ITS.

Semplificare le regole per l’attivazione dei progetti di pubblica utilità e coprirne i costi
Un altro meccanismo del RdC che non funziona riguarda l’obbligo (teorico) dei percettori di partecipare per otto ore a settimana a progetti di pubblica utilità organizzati da enti del terzo settore. Oggi questo non avviene a causa di complessi iter burocratici. È quindi necessario semplificare le procedure per l’attivazione di progetti da parte del terzo settore, prevedendo anche coperture di bilancio per le spese di strumentazione e di assicurazione dei percettori. Se gli attuali percettori del RdC lavorassero otto ore a settimana come previsto, il terzo settore beneficerebbe di circa 350mila addetti full time (già retribuiti). Un aumento di circa il 38% degli addetti attualmente impiegati nel terzo settore.

Consentire ai lavoratori autonomi di partecipare ai bandi nazionali e regionali come le imprese
I professionisti e i lavoratori autonomi sono frequentemente esclusi da strumenti di incentivo delle attività produttive e da agevolazioni fiscali, in quanto per usufruire di tali strumenti è necessaria l’iscrizione alle Camere di Commercio. Tale requisito, di fatto, emargina i professionisti iscritti ad un albo professionale. Per questo riteniamo necessario equiparare, ai fini della partecipazione a bandi nazionali e regionali, l’iscrizione agli albi e agli ordini professionali da parte dei liberi professionisti all’iscrizione alla Camera di Commercio da parte delle imprese.

Incentivare la crescita dimensionale degli studi professionali
Uno degli elementi di debolezza delle attività dei lavoratori autonomi in Italia risiede nelle dimensioni contenute degli studi professionali, sia dal punto di vista del numero dei professionisti occupati, sia per quanto riguarda il capitale finanziario impegnato. In un mercato sempre più complesso e diversificato, la crescita competitiva passa inevitabilmente attraverso l’aggregazione multidisciplinare. Al momento, tuttavia, vi sono fortissime barriere fiscali per chi vuole formare una Società tra Professionisti (STP), la quale comporta un incremento sostanziale del carico fiscale. Occorre intervenire su questo aspetto, eliminando il disincentivo fiscale e intervenendo anche sulle problematiche di carattere normativo, contributivo e disciplinare.

Completare la riforma sull’equo compenso delle prestazioni professionali
Il disegno di legge sull’equo compenso dell’ultima legislatura è un buon punto di partenza ma necessita comunque di importanti modifiche per giungere alla sua piena ed effettiva applicazione. Inoltre, vanno sanate situazioni di squilibrio nei rapporti contrattuali tra professionisti e clienti “forti” (imprese bancarie e assicurative nonché le imprese diverse dalle PMI).

Potenziare la cassa integrazione per i professionisti e le politiche attive per gli autonomi
La legge di bilancio 2021 ha istituito, in via sperimentale per il triennio 2021-2023, l’indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa: essa rappresenta una sorta di cassa integrazione facoltativa dedicata agli autonomi che si trovano in particolari situazioni di difficoltà. Il provvedimento si è rivelato pieno di vincoli, che ne hanno compromesso fortemente le potenzialità soprattutto a causa dei requisiti di accesso troppo restrittivi. In attesa del completamento del triennio di sperimentazione, è bene correggere fin da subito le maggiori criticità della misura, partendo dalla riduzione dell’aliquota contributiva da versare all’INPS e dalla rimodulazione dei criteri di accesso. Contestualmente andranno definiti, attraverso nuovi percorsi di politiche attive, gli strumenti necessari per l’aggiornamento professionale dei lavoratori autonomi, come ad esempio gli accordi con le associazioni di categoria. L’obiettivo ultimo deve essere quello di garantire misure di riqualificazione per mantenere, ed eventualmente anche innalzare, la competitività nel mercato del lavoro.

Istituire un sistema opzionale di mensilizzazione del versamento delle imposte dirette per i lavoratori autonomi
Il sistema del saldo e dell’acconto va riformato. Occorre offrire ad un lavoratore autonomo la possibilità di mensilizzare il versamento delle imposte dirette, spalmando da luglio a dicembre l’attuale acconto di giugno e da gennaio a giugno dell’anno successivo l’attuale acconto di fine novembre.

 

+EUROPA – il programma completo

  1. Decontribuzione per i giovani neoassunti fino ai 35 anni
  2. Introduzione del salario minimo mobile, definito in accordo tra le parti sociali e sulla base dei settori produttivi
  3. Introduzione del Buono Lavoro quale strumento di disciplina e regolazione dei lavori estemporanei
  4. Unico regime di ammortizzatori sociali che riguardi tutti i lavoratori (dipendenti, autonomi, imprenditori)
  5. Riforma del reddito di cittadinanza
  6. Previdenza integrativa a favore dei giovani neoassunti fino a 35 anni

 


* Le considerazioni sono frutto esclusivo del pensiero dell’autore e non hanno carattere in alcun modo impegnativo per l’Amministrazione di appartenenza.

Roberto Camera

Autore: Roberto Camera

Esperto di diritto del Lavoro, relatore in corsi di formazione e aggiornamento professionale in materia di lavoro e ideatore del sito Dottrina Per il Lavoro (ex DPLModena) - @CameraRoberto

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