Articolo: Cigs per cessazione di attività
approfondimento di Eufranio Massi – Esperto in Diritto del Lavoro
Estratto dal n. 45/2018 di Diritto & Pratica del Lavoro (Settimanale IPSOA)
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“L’art. 44, D.L. n. 109/2018 (il c.d. “Decreto urgenze” che ha riguardato, principalmente, le questioni relative al crollo del ponte di Genova) ha reintrodotto, nel nostro ordinamento, la cassa integrazione per cessazione di attività. Essa era stata cancellata dal 1° gennaio 2016 e, attraverso la previsione del Decreto legislativo n. 148/2015, si era data attuazione ad uno dei principi contenuti nella legge n. 183/2014: nella nuova disposizione è stato richiamato, in via amministrativa, il D.M. n. 95075 del 26 marzo 2016 che aveva disciplinato una ipotesi particolare di intervento salariale prevista nel “corpus” dell’art. 21, comma 4, Decreto legislativo n. 148/2015.
Si trattava di una norma che, per il triennio 2016-2018, entro il limite di spesa di 50 milioni di euro all’anno, prevedeva la possibilità di una autorizzazione ulteriore di Cigs, per periodi, rapportati ad ogni singolo anno, rispettivamente di dodici, nove e sei mesi, attraverso un accordo stipulato in sede governativa, finalizzato ad una cessione rapida dell’azienda con il conseguente riassorbimento occupazionale.
Essa, nella sostanza, interveniva, in presenza delle condizioni appena richiamate, laddove l’impresa non era in grado di portare a termine il piano di risanamento previsto all’interno del programma di Cigs già concesso per crisi aziendale.
Il finanziamento era stato assicurato attraverso risorse fornite dal Fondo per l’occupazione. Il richiamo a tale precedente appare importante non soltanto per la procedura da espletare in sede governativa ma, soprattutto, per l’utilizzazione delle risorse economiche.”…continua la lettura
