Compendio: Il contratto a tempo determinato
approfondimento di Roberto Camera* – esperto in diritto del Lavoro
Estratto dal n. 22/2021 di Diritto & Pratica del Lavoro (Settimanale IPSOA)
Vuoi abbonarti a Diritto & Pratica del Lavoro? Solo per i lettori del sito c’è uno sconto del 10%, basta inserire questo Codice Sconto: DPL10 –Scarica un numero omaggio
“Per quanto il contratto a tempo determinato sia la tipologia contrattuale più utilizzata dalle aziende è anche il contratto più vessato in termini di regole, limiti e vincoli al suo utilizzo. Nella maggior parte dei casi, il non rispetto delle numerose regole comporta la trasformazione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro.
Diciamo subito che le limitazioni al contratto a termine nascono dall’attuazione della Direttiva Europea 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999: “creare un quadro normativo per la prevenzione degli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato”.
Proprio per prevenire gli abusi derivanti dall’utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato, la Direttiva Europea aveva stabilito che gli Stati membri dovessero predisporre una o più misure relative a:
a) ragioni obiettive per la giustificazione del rinnovo dei suddetti contratti o rapporti;
b) la durata massima totale dei contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato successivi;
c) il numero dei rinnovi dei suddetti contratti o rapporti.
Il problema è che il legislatore italiano si è fatto prendere un po’ la mano, andando ad implementare le misure indicate dal legislatore europeo con ulteriori vincoli all’utilizzo di questa tipologia contrattuale.
Questi i principali limiti previsti dal legislatore, all’interno del Capo terzo del decreto legislativo n. 81/2015 (articoli dal 19 al 29): ….”
continua la lettura
* Le considerazioni sono frutto esclusivo del pensiero dell’autore e non hanno carattere in alcun modo impegnativo per l’Amministrazione di appartenenza.