Articolo: Lavoro subordinato: buona fede e correttezza
approfondimento di Pietro Scudeller – Avvocato e Consulente del lavoro
Estratto dal n. 8/2019 di Diritto & Pratica del Lavoro (Settimanale IPSOA)
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“È stato osservato che la buona fede o, per converso, la mala fede è citata nel Codice civile ben settanta volte.
Se si ricercano le parole “buona fede” in una delle maggiori e più note banche dati di giurisprudenza risultano 17.518 sentenze di Cassazione e quasi altrettante di merito e anche cercando “buona fede e correttezza” i numeri si dimezzano soltanto, all’incirca, rimanendo dunque considerevoli.
Il mancato rispetto dei principi di buona fede e correttezza può comportare sia uno specifico obbligo di risarcimento del danno, sia l’inversione di un obbligo giuridico.
Eppure, nonostante l’estrema importanza e ricorrenza di questi concetti fondamentali, non sempre nell’uso corrente essi trovano quell’attenzione che meriterebbero.
Sempre di grande interesse è poi la traslazione in ambito lavoristico di concetti che sono eminentemente civilistici, essendo noto che il diritto del lavoro, pur essendo parte del diritto civile e mutuando da esso molti concetti e principi fondamentali, assurge altresì, nel contempo, a ramo autonomo del diritto, con le sue peculiarità, per cui non sempre la traslazione può avvenire sic et simpliciter, senza alcun adattamento.
Nel presente intervento s’intende richiamare l’attenzione sulla rilevanza dei principi di correttezza e buona fede e sulla loro capacità di riverberare effetti pratici rilevantissimi anche in ambito lavoristico, in molti istituti.”…continua la lettura